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CAZZARMATO

Animali Abbandonati in Pascoli Abusivi: Un ’68 Diverso

Matteo Amati

Viella, 2018

La parte più ilare di tutto il volume è la vicenda dell’installazione di Gerardo Lo Russo, Cazzo armato. In marmo di Carrara, l’opera di tre metri per due intendeva simboleggiare tre delle grandi sfide del nuovo secolo: il pericolo atomico, la bomba demografica e la nascente epidemia dell’HIV. Ma per maestosità e dimensioni, la statua faceva impallidire tutti i monumenti priapei tra Roma e Pompei, gettando scompiglio tra gli agitprop della sinistra, timorosi che tanto ardore potesse alienare il voto dei moderati. Girava così tale maestosa opera d’arte nell’agro romano alla ricerca di una collocazione, il più possibile invisibile per non urtare la sensibilità dei benpensanti. Scartata come sparti-traffico, rifiutata dalle gallerie, troppo ingombrante per un giardino privato, continuava a subire traslochi senza sapere dove finire. Si pensò addirittura di seppellirla per renderla finalmente innocua, fino a quando ha trovato rifugio in una Cooperativa agricola, accanto al busto di Vladimir Ilic Ulianov, meglio noto tra il popolo comunista con lo pseudonimo di Lenin. E lì, forse, si trova ancora, rammentando qual è stato l’ardore di quel ’68 diverso che è stato spesso ignorato e di cui sentiamo così forte la nostalgia.

Guidonia/Sport e Cultura nel progetto ArtMarathon: il 2 aprile a Piazza del Popolo la performance di Gerardo Lo Russo

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